a cura di Alex Urso
Questa mostra prende le mosse dalla storia dello spazio che la ospita. Nel 2023, dopo un lungo periodo trascorso lontano da Ripatransone, Alex Urso decide di tornare nel suo paese di origine con un’ambizione precisa: dare vita a un luogo d’arte indipendente e innovativo, in grado di portare su un territorio poco avvezzo ai linguaggi del contemporaneo figure di spicco della scena nazionale e internazionale. Nasce così FIUTO Art Space: uno spazio “emotivo”; un porto sicuro nel quale vivere l’arte “dal basso”, esplorando nuove possibilità di dialogo e di fruizione.
Schivando ogni possibile deriva autoreferenziale, questa breve e necessaria introduzione vuole essere da stimolo per giungere alla serie di quesiti che sono alla base di questa mostra: quali sono gli artisti che nel loro percorso hanno messo in atto delle simili operazioni, nei vari territori dello Stivale? Quali pratiche virtuose si possono tracciare oggi, a cinque anni di distanza da una pandemia che pure aveva esaltato la retorica incentrata sul “ritorno ai borghi” e alle realtà di provincia? Chi si è fatto davvero carico di questa visione idealizzata, accogliendo le sfide reali che comporta l’operare in contesti marginali e di confine? La rassegna nasce in risposta a queste domande, delineando una mappatura – certamente non esaustiva – di artisti che hanno deciso di sfidare il sentire comune, voltando le spalle ai grandi centri culturali del Paese per abbracciare, piuttosto, una narrazione di frontiera. Con quali risultati?
Sono nove i protagonisti di questo progetto, tutti accomunati dalla medesima condizione “topografica”. Si tratta infatti di artisti che (per scelta) hanno deciso di investire e operare su territori marginali, innescando operazione culturali che hanno un impatto sulle comunità di riferimento. C’è chi, come Giuseppe Stampone, è tornato nel “suo” Abruzzo portando avanti operazioni di partecipazione attiva e coinvolgimento del pubblico. Ci si sposta invece verso nord con Marco Rossi, pittore bergamasco e curatore di Tempo-rari place: una vetrina che a cadenza regolare ospita le opere di artisti contemporanei, mettendo a segno degli interventi mirati e sempre fruibili dai passanti.
A rappresentare le Marche in questo ideale censimento poetico sono invece Giovanni Gaggia, artista dalla spiccata natura politica e aggregativa, Ricardo Aleodor Venturi, che ha deciso di utilizzare la pratica artistica come strumento di dialogo e riattivazione, e Adinda‐Putri Palma, artista interdisciplinare che ha fissato la propria base operativa nel piccolo borgo di Braccano, a Matelica.
L’elemento simbolico della “casa” guida le pratiche di Alicya ed Elena Ricciuto, sorelle gemelle che da anni portano avanti una riflessione sul vivere in contesti liminali. Questa volontà si manifesta nello specifico con il progetto Le Fonticelle, residenza per artisti attivata a Frosolone (piccolo paese dell’entroterra molisano). E se di nuove forme dell’abitare si parla, il nome di Denis Riva – in arte Deriva – appare più che calzante. Disegnatore, pittore, l’artista ha lasciato qualche anno fa l’Emilia-Romagna per spostarsi nell’entroterra veneto, trasformando uno storico lanificio in un luogo di espressione per artisti e sperimentatori. Una sezione a parte della rassegna spetta invece a Elena Bellantoni, performer e ricercatrice interdisciplinare tra le più stimate del contesto italiano.